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domenica 27 giugno 2010

ANALISI DA DIECI, MA SENZA LODE

Ho letto con attenzione come si sta trattando l'eliminazione dell'Italia. A caldo c'è stata la rabbia dei tifosi e il rapido processo a Lippi, iniziato e concluso in pochi secondi con la sua totale colpevolzza. Dopo le prime ore è iniziata invece l'analisi sulla crisi del calcio italiano, su come risollevare le sorti del paese, etc, etc.
Alcune testate hanno forse esagerato (le bare in copertina, francamente non le abbiamo capite), infatti qualcuno si è risentito (che carattere questo Pepe...!)
Prandelli sarà eroe nazionale e Balotelli e Cassano i nuovi paladini del nuovo mondo. In mezzo a questo mare magnum, ho apprezzato soprattutto l'articolo di Fabio Monti del Corriere della Sera di ieri, che analizza in modo puntuale i mali del calcio, ma allo stesso tempo, forse trascura "qualcosa".
Parla giustamente di stadi di proprietà, diritti televisivi, vivai, stranieri, tutti argomenti giusti, argomenti imprescindibili, che anche secondo noi hanno portato alla crisi.
Monti è molto onesto quando dice: " Soltanto la Juve ha deciso di costruire il proprio stadio; gli altri invocano la legge che agevoli la costruzione di nuovi impianti, ma resta il sospetto che in molti siano interessati soprattutto a tutto quanto sta intorno allo stadio del futuro (appartamenti e centri commerciali)."

Noi aggiungeremmo, la Juventus in questo è stata all'avanguardia e ha saputo creare un primo modello di business per uno stadio polifunzionale, Ci piacerebbe che anche qualcun altro lo ammettesse e non dicesse solo che "è stata colta un'opportunità favorevole". Chissà chi è, come dice Monti che invoca una "legge per l'agevolazione nella costruzione di nuovi impianti"..io qualche nome ce l'avrei.
Detto questo, un altro punto degno di nota, secondo me è il seguente: "... club italiani dal ’99, l’anno dell’introduzione dei diritti tv soggettivi, hanno sperperato 5,9 miliardi di euro: fra acquisto di giocatori (molti sottoutilizzati), ingaggi fuori mercato e stipendi di allenatori, da esonerare alle prime difficoltà, i presidenti non si sono fatti mancare niente... "
Mi piacerebbe chiedere a Monti a chi si riferisce, noi abbiamo sempre i nostri nomi pronti nel cassettino della scrivania comunque... del resto qualcuno (per chi ci segue con assiduità), avrà già individuato il pezzo i cui si parla di una società che ha speso in 15 anni 1,000 milioni in acquisti.
Riteniamo, inoltre che la legge Melandri sulla spartizione dei diritti tv non ha sicuramente migliorato la situazione. Non ci sembra eccezionale approvare una legge senza prima aver individuato i paletti della spartizione. In un mondo che va verso la Champions League dove sono solo 4 le squadre per ogni nazione (grazie a qualcuno... saranno 3 prossimamente), indebolire economicamente le più forti, non ha fatto altro che livellare verso il basso il tutto.
Non voglio qui parlare di campionato italiano, perchè alcuni tifosi dicono che quella squadra rubava, ma vorrei chiedere quali sono le uniche squadre italiane ad aver vinto in campo internazionale con molti italiani in campo e qual'è l'unica ad essere arrivata quattro volte in finale con un bilancio in utile e molti italiani in campo.
La risposta è facile. Quelle squadre erano espressione del calcio nazionale.
Quelle squadre sono quelle maggiormente penalizzate da calciopoli in un'indagine che "dopo l'intercettazione di Abete", pone dubbi inquietanti su tutta la gestione.
Forse quando si parla di crisi bisognerebbe parlare di cosa è successo dal 2006 e di come stiamo oggi. Era tutto sbagliato in quegli anni prima del 2006, è tutto giusto oggi?
I media che con una nazionale vincente, hanno "sputato bile" sulla squadra espressione di un calcio sostenibile, programmato e vincente, sapranno cambiare opinione o si nasconderanno di fronte alle lampanti evidenze odierne?
Ci piacerebbe che qualcuno sui quotidiani più letti, ci dicesse, per una volta che forse la Juventus non era il male da estirpare, Moggi non era il solo uomo nero e che forse, qualcuno ha sbagliato (a proposito, nessun giornale si chiede come mai 4 anni fa ci fossero sbobinatori leprihttp://www.corriere.it/sport/speciali/2010/mondiali-calcio-sudafrica/notizie/26-giugno-stadi-talenti-stranier-tv-8-settembre-calcio-italiano-monti_c96fcd00-80fb-11df-9a47-00144f02aabe.shtml ed ora sbobinatori tartarughe..).
Io spero che ci sia qualcuno che lo scriva, anche sui più importanti quotidiani italiani, prima o poi.
Monti è stato bravissimo nel suo articolo, ma per dargli la lode... manca ancora una piccola riflessione, spero che magari in futuro, la possa aggiungere.


ECCO L'ARTICOLO DI MONTI, FONTE http://www.corriere.it/sport/speciali/2010/mondiali-calcio-sudafrica/notizie/26-giugno-stadi-talenti-stranier-tv-8-settembre-calcio-italiano-monti_c96fcd00-80fb-11df-9a47-00144f02aabe.shtml

Premessa: non è indispensabile avere la migliore Federazione del mondo, per battere la Nuova Zelanda e pareggiare con la Slovacchia. Però questa eliminazione dal Mondiale, al di là della figuraccia, è l’8 settembre del calcio italiano ed è molto più grave, strutturalmente, di quella del ’66 e del ’74.

Questa uscita di scena così avvilente annuncia tempi grami, ma in fondo rappresenta la sintesi di quanto ha saputo produrre un movimento, dove si continua a litigare, senza che nulla funzioni davvero e dove la Figc è costretta ad un sostanziale immobilismo, che nessuno ha il coraggio di rompere.

Gli stadi di proprietà non avrebbero aiutato a superare il primo turno, ma resta il fatto che i club italiani dal ’99, l’anno dell’introduzione dei diritti tv soggettivi, hanno sperperato 5,9 miliardi di euro: fra acquisto di giocatori (molti sottoutilizzati), ingaggi fuori mercato e stipendi di allenatori, da esonerare alle prime difficoltà, i presidenti non si sono fatti mancare niente, quando avrebbero potuto mettere a frutto questo momento di straordinario benessere. Invece adesso si ritrovano con due miliardi di euro di debiti. Soltanto la Juve ha deciso di costruire il proprio stadio; gli altri invocano la legge che agevoli la costruzione di nuovi impianti, ma resta il sospetto che in molti siano interessati soprattutto a tutto quanto sta intorno allo stadio del futuro (appartamenti e centri commerciali). Gli impianti esistenti restano in mano agli ultrà: ci saranno anche i tornelli e i controlli sull’acqua minerale, ma continuano ad entrare petardi, bombe- carta, fumogeni.

Del resto i presidenti sono stati solerti nel provvedere a svuotare gli stadi e a riempire gli studi, prima vendendo e poi svendendo alle televisioni tutto il prodotto calcio, senza freni e senza ritegno. Per creare palinsesti sempre più appetibili, si modificano orari e calendari; si gioca alle 20.45 con nove gradi sotto zero (tanto chi ha i decoder ha anche il riscaldamento) e alle 15, quando è estate. Sulla qualità dei prati è superfluo insistere; sorprende, semmai, che ci si lamenti degli infortuni e della qualità del gioco.

Altro problema: gli stranieri. L’Unione europea non consentirebbe certo all’Italia di chiudere le frontiere, come nel ’66, dopo la Corea, ma bisognerebbe capire perché i settori giovanili sono strapieni di giocatori provenienti da Federazioni estere (attraverso percorsi non sempre chiari) e che riducono gli spazi dei ragazzi italiani. Come insegna la storia, il problema non è mai la qualità (i campioni stranieri), ma la quantità, quella che alla fine chiude la strada alle generazioni future. Sarà un caso, ma l’Under 21 rischia di non andare nemmeno ai Giochi olimpici di Londra 2012, mentre i presidenti vorrebbero più extracomunitari. Abete ha presente la questione in termini globali, ma i club, la vera razza padrona, non accettano interferenze: considerano la nazionale una seccatura (a parte Mondiale ed Europeo da vincere) e mantengono in vita un campionato di A a 20 squadre, che alimenta soltanto dubbi e sospetti.

In Italia si parla di tutto, soprattutto di soldi, ma non di calcio, come si è era capito anche nell’ultima assemblea federale (23 marzo 2009), quella che aveva eletto con un plebiscito Abete. Il dibattito interno al Consiglio è nullo. Si alza la voce prima, mai durante. Il Settore Tecnico lavora e si muove a fari spenti, attraverso percorsi propri: mai che si apra un dibattito su quale tipo di calcio si vorrebbe vedere, come invece accadde nel ’74; sui metodi di lavoro; sulle ragioni della mancanza di ricambi generazionali nonostante una base enorme; su come formare i tecnici. E la Figc resta a guardare. Manca una figura di coordinamento delle nazionali giovanili (Under 17, Under 18, Under 19 e Under 20), che aiuti a dare un orientamento univoco alle rappresentative azzurre, affidate a grigi burocrati, a parte Francesco Rocca. Ognuno va per la sua strada. Piace litigare sugli arbitri e per gli arbitri. Slovacchia-Italia, trasferita nel nostro campionato, si sarebbe ridotta ad un processo infinito sul tiro di Quagliarella respinto al di qua o al di là della linea e sul fuorigioco che ha portato all’annullamento del gol dell’azzurro.

Quanto alla giustizia sportiva, che una volta brillava per la propria rapidità, da quando è stata inventata la Superprocura, guidata da Stefano Palazzi, ha tempi più lunghi di quella ordinaria. Nessuno osa dire niente, nel rispetto di un’autonomia che è diventata inefficienza. E allora: perché stupirsi se il pallone italiano invece di rotolare, va a rotoli?

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